Vangelo del 17 ottobre Lc 11,42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Riflessione…
Credo che ogni parroco come me vorrebbe almeno qualche fariseo tra i propri parrocchiani. Pensate! Versavano il decimo del proprio stipendio al Tempio! Sapete questo cosa significa? 1)Risolveremmo un sacco di problemi economici delle nostre comunità.
2)I farisei si impegnavano a vivere con scrupolo la legge, per amore di Dio e dell’alleanza cercavano con la fedeltà di contrastare al generale rilassamento del popolo. E’ l’atteggiamento che, alle volte, vedo in alcuni gruppi o persone che, con semplicità e rettitudine, cercano di mantenersi fedeli al Vangelo.
Ma tutto questo non va perché ai farisei manca il “MEGLIO”. Ai farisei manca l’amore. Sono così concentrati su se stessi da dimenticare l’amore.
Prima di qualsiasi legge c’è l’amore, e l’amore è il metro di giudizio e dell’opportunità della legge. Un amore serio, severo, esigente – come dev’essere l’amore – ma pur sempre amore. Ecco: i farisei erano deficitari in amore, scarsi in affetto, mancanti di quella compassione che – invece – Gesù dona con abbondanza. Il Maestro non giudica le persone deboli: le ama, non le offende; le rispetta, non mostra loro i difetti: ama il peccatore disprezzando il peccato. E la sua tenacia scardina i cuori, smuove Matteo, fa scendere Zaccheo, fa piangere la prostituta, incrina la saccenza di Nicodemo, inquieta Pilato. Non trascuriamo le norme, i gesti che concretizzano la fedeltà al Signore e la rendono possibile, ma allarghiamoli e riempiamoli di senso con l’amore che Dio solo può dare e che siamo chiamati a distribuire con generosità. Un appunto, ancora, a chi nella comunità si occupa dei fratelli, ai ministri: Gesù non ha peli sulla lingua e non si preoccupa di offendere nessuno: chiede ai dottori della legge di vivere ciò che propongono, di non affidare pesi che essi non sfiorano neppure con un dito, Fratelli preti, amici religiosi, il nostro mondo non ha bisogni di guru o di maestri, ma di testimoni autentici, che non hanno paura dei loro limiti e che sanno valorizzare le persone.
Il piglio di Gesù, oggi, ce lo mostra uomo deciso, schietto, ben diverso da quell’immagine melensa e rassegnata che alle volte immaginiamo: l’amore alle volte è esigente, pretende perché dona tutto.
Donaci, Signore, autenticità di cuore, di non trascurare la norma riempiendola però d’amore, di non sentirci maestri ma fratelli, di non avere paura quando, attraverso la vita, ci chiedi di cambiare atteggiamento. Tu ci ami, Signore, ogni giorno e per l’eternità. Signore fa sorgere una nuova alba di luce nella tua Chiesa.

  Don Salvatore

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