Vangelo del 16 ottobre Lc 11, 37-41

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Lc 11, 37-41

Riflessione…
“Date in elemosina quel che c’è dentro”: Gesù contesta l’atteggiamento esteriore del fariseo che, dopo averlo invitato a pranzo, si scandalizza della sua libertà interiore. Brutta malattia, il fariseismo, che contagia, troppo spesso, anche noi. Colpisce, normalmente, coloro che con devozione vogliono avvicinarsi a Dio con sincerità di cuore. E’ lì che l’avversario li aspetta, per suggerire loro lo scrupolo spacciato per ardore di spirito. Gesù contrappone alla scrupolosa osservanza della norma un cuore leggero e libero, che sta più attento al “dentro” che al fuori. Eppure… ho visto litigi abnormi tra cristiani su come debba andare vestito un prete o su quale orario scegliere per la celebrazione domenicale…, troppe volte nella Chiesa ingrandiamo i problemi piccoli così che i veri problemi – quelli grandi – restano nascosti. No, amici, il Rabbì ci insegni davvero a guardare col cuore, a giudicare con tenerezza, ad andare all’essenziale, a conservare con intelligenza i gesti, i riti, le abitudini riempiendole di significato e di verità e a dare in elemosina il “dentro”.
Frase misteriosa, eppure densa di profezia, quella che Gesù pronuncia: l’elemosina che siamo chiamati a dare non è quella doverosa al fratello povero ma, soprattutto, quella molto piu’difficile di noi stessi. Diamo in elemosina la nostra stessa vita, regaliamola al Signore perché la faccia diventare testimonianza per i fratelli, spendiamoci per il Regno, il grande sogno di Dio. Ricordo un aneddoto dell’Abbé Pierre: nella Francia postbellica, si trovò accanto ad un giovane che si era gettato nella Senna e che era stato salvato e invece di dirgli le solite ritrite banalità lo fissò e gli disse: “Non so perché volessi buttare via la tua vita, ma fammi un favore: regalamela”; quel giovane divenne uno dei pilastri della fraternità di Emmaus. Coraggio, amici, mettetevi in gioco, oggi, là dove siete: in ufficio, in casa, sulle strade della vostra città, potete sicuramente elemosinare un sorriso, lanciare un augurio, diventare portatori di bene facendo una preghiera per lo sconosciuto compagno di viaggio sul bus. Date quel tanto bene che c’è in ciascuno, oggi, fate elemosina di voi stessi, vedrete, ne vale la pena!
Tu, Dio generoso, hai dato in elemosina te stesso, ti sei totalmente e definitivamente donato all’umanità con cuore libero e generoso. Rendici capaci, Signore, di donare la vita, perché c’è molta più gioia nel donare che nel ricevere, Dio benedetto nei secoli!

 Don Salvatore

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